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7 gennaio 2007

"Che tempo che fa", la politica americana ed una massima geniale

Ho visto poco fa "Che tempo che fa" di Fazio, interessato alla presenza di Gore Vidal, che era lì per presentare la sua autobiografia.

Mi sono rallegrato di vedere in tv un tale personaggio. L'ho seguito, condividendo molti dei passaggi che sentivo, con attenzione. Tale era l'attenzione che sono rimasto stupito dell'incerta traduzione simultanea offerta da Raitre, peraltro in un paio di passaggi importanti:

  1. L'intervistato ha affermato che Saddam è stato fatto fuori perché aveva cominciato a vendere il petrolio in Euro piuttosto che in Dollari. Scelta dalle implicazioni importanti (vedi anche il futuro prossimo dell'Iran, che si sta muovendo in quella direzione...). Traduzione: "Saddam voleva vendere in Euro e non in Dollari". Si, ma cosa?
  2. Gore Vidal ha pronunciato due volte l'espressione, francese, coup d'Etat - colpo di Stato, riferendosi a ciò che è successo negli Stati Uniti dopo l'11 settembre e a ciò che è stato fatto di alcuni diritti costituzionali (vedi Patriot Act). Insomma non una cosa da niente! Capisco che l'espressione fosse francese, ma delle parole così gravi (nel senso di rilevanti) dovevano essere tradotte.
  3. a proposito del Patriot Act, Vidal cita l'habeas corpus ("diritto dell’arrestato di comparire davanti al giudice o alla corte per stabilire la causa e la legittimità del suo arresto"*) e la sua negazione (i più interessati possono leggere "La Corte Suprema e l'emergenza", su associazionedeicostituzionalisti.it). Anche qui, nulla.
Peccato. Forse l'intervista sarebbe potuta proseguire su binari più interessanti.
(L'intervista può essere rivista qui)

E' comunque stato un motivo di stimolo. Ed è a questo proposito che vorrei proporvi la seguente riflessione, per forza di cose molto sintetica:

Quanto continua ad avere senso leggere la politica del Governo Americano solo in termini di lobbies e petrolio? Questo ordine di motivazioni è cominciato a starmi un po' stretto da quando ho iniziato a seguire il dibattito sull'11 Settembre e sull'eventuale complotto.

Che si creda o meno al complotto nei suoi diversi possibili gradi di declinazione, il discorso complessivo continua a non poter avere senso se l'unica motivazione avanzata e riproposta, sia dell'eventuale complotto sia della gestione complessiva della politica interna ed estera del Governo Statunitense, è quella che un gruppo di cattivacci vuole potere e denaro a tutti i costi (vedi eventuale complotto, negazione di alcuni diritti fondamentali per quanto riguarda la politica interna, e guerre per l'estera). Continuerà a non essere credibile.

E mi sembra che questo sia l'unico spunto fornito da Vidal nel pur breve tempo a sua disposizione.

Tutto assume una diversa luce se si leggono gli eventi in altri termini: quelli della lotta per la perpetuazione della società e del modello Americano-occidentale. Continuano a valere i discorsi sul petrolio, le armi e i cattivacci, ma sarebbero sullo sfondo, sarebbero gruppi che approfittano della situazione, non la causa di tutto.

Schematizzando, io credo che il discorso potrebbe essere che chi governa lo Stato - attualmente - più potente del mondo e, per estensione, l'Occidente si pone il problema in questi, o simili, termini: allo stato attuale delle cose - situazione climatica, situazione energetica, petrolio, gas, tassi di crescita mostruosi dei paesi orientali, indebitamento degli USA nei confronti dell'estero spaventoso, dollaro sempre più debole (vedi questo vecchio post) ecc.. - siamo disposti a sacrificare anche parecchie vite umane ora, per salvarne milioni (occidentali, s'intende) tra un centinaio di anni, quando, a quel punto tutta l'energia (parola che in occidente significa sopravvivenza, visto che tutto quello che facciamo, quasi in ogni istante della giornata dipende dall'energia, nelle sue varie forme), che sarà sempre di meno, ed il potere politico ed economico mondiale saranno nelle mani di altri?

O, alternativamente, sull'impianto di questa ipotesi, ma optando per una via di mezzo tra presente e futuro, si potrebbe pensare che il delirio di onnipotenza unilaterale pseudo-umanitario sia un'argomentazione prodotta dal cervello dei suddetti per conciliare abusi, patriottismo deviato e conduzione del timone del mondo nei prossimi decenni di ridefinizione degli assetti politico-economici.

Comunque sia...

Così, per quanto ancora assurdo e terribile, il problema assumerebbe un'altra dimensione. Non sono nella testa di un cinico e freddo governante del mondo, ma un ragionamento di questo tipo potrei anche aspettarmelo.

E penso che, se così fosse - e, a dire il vero, nessuno potrò mai dire se così è o no - le argomentazioni di chi respingesse, come me, questo tipo di ragionamento di attualizzazione del valore di milioni di vite future, dovrebbero essere più profonde e attente e, soprattutto a tono.

Concludo citando la Littizzetto a proposito della debolezza della presa posizione di alcuni (a buon intenditor...) contro la pena di morte:

"...forse siete più a favore della pena di vita che contro la pena di morte"

Geniale.

*dal Dizionario De Mauro consultabile on line

1 comm3nti:

Anonimo ha detto...

quello che piu mi spaventa pensare, in chiave futura, è che cosa sarebbero capaci di fare gli stati uniti se un'europa un po piu unita decidesse di dire no alla sua prossima guerra...ci bombardano?