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12 aprile 2007

La morale degli occhi (M. Gramellini)

"L’ultima è la ragazzina di Genova che per il sedicesimo compleanno organizza una seduta plastica sul divano con tre amici e una videocamera, salvo poi ritrovarsi spiata dal buco della serratura di Internet. Facendo eco a Blair, dal mondo degli adulti s’alza il grido: «Censura» e riparte il dibattito se sia lecito diffondere i filmini che quella parte di gioventù che sta tre metri sotto il cielo produce ormai a ritmi industriali. Perché sembra solo questo il problema: non il sesso spoetizzato, il bullismo sadico, la cafonaggine trionfante, ma la loro riproduzione in immagini a disposizione di tutti.

Sento forte puzzo di ipocrisia. Ammettiamo che Internet moltiplichi l’effetto di certe cadute di gusto e che la possibilità di accedervi da protagonisti costituisca per qualcuno uno stimolo a compierle. Ma il deserto morale che scorre sul computer non nasce lì dentro, ma dalla vita reale. Volgarità, arroganza e vuoto interiore esisterebbero anche se la Rete smettesse di diffonderli. Sarebbe solo più difficile avere cognizione della portata del fenomeno, che per tradursi in notizia avrebbe bisogno di un dramma, come nel suicidio dell’adolescente sfottuto dai compagni. Se le battutine sulla sua omosessualità fossero finite in un video di You Tube, magari si sarebbe riusciti a salvarlo. Invece i censori pensano che per risolvere i problemi basti allontanarli dagli occhi: l’unico strumento che sono ancora capaci di usare, avendo da tempo perso l’alchimia per connettersi con il cervello o addirittura col cuore."

Massimo Gramellini, la Stampa, 12 Aprile 2007

...il grassetto è mio

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